domenica 2 novembre 2014

DOLORI ARTICOLARI ED INFORTUNI: PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

                Ogni giorno mi capita di sentire qualcuno che ha dolori alle articolazioni, in particolar modo ginocchio, bassa schiena, spalla, collo. Vorrei dare il mio parere e magari un contributo sull’argomento. Sono sicuro che qualcuno obietterà che non sono un fisioterapista o un ortopedico e non ho le competenze in merito. Giusto, infatti non mi permetterei mai di dare consigli su come guarire da un infortunio. Il mio intendo è quello di spiegare quale metodo di lavoro bisogna seguire per evitare di conoscere i professionisti su citati. Prevenire gli infortuni, questo è una mia competenza, non sarei un bravo personal trainer se non facessi questo.
                L’approccio agli allenamenti deve tenere conto delle funzioni delle nostre articolazioni e aiutarle a lavorare sempre meglio per evitare che subiscano traumi e logorio precoce. Prima di tutto dobbiamo individuare e capire quali sono le funzioni delle stesse. Se ne sentono di tutti i colori in materia. “Fai così” o “fai questo”,” senti a me”, etc. cercherò di sintetizzare più che posso per farmi capire meglio. Partirei da un semplice schema su come deve agire un’articolazione per poi entrare nel merito.
ARTICOLAZIONE
NECESSITA’ PRIMARIA
CAVIGLIA
MOBILITA’ (sagittale)
GINOCCHIO
STABILITA’
ANCHE
MOBILITA’ (multi-planare)
SPINA LOMBARE
STABILITA’
SPINA TORACICA
MOBILITA’
SCAPOLE
STABILITA’
GLENO-OMERALE
MOBILITA’

                Come possiamo leggere sulla tabella qui sopra ogni articolazione ha una sua necessità primaria. Dalla mia esperienza quando si ha un dolore o un infortunio ad una articolazione è perché quell’articolazione ha perso la sua necessità primaria. Per risolvere un problema ad un’ articolazione bisogna verificare che l’articolazione collegata abbia ancora la sua caratteristica. Mi spiego meglio, se un ginocchio fa male quasi sempre il problema è che si è persa la mobilità della caviglia. Una volta persa la mobilità della caviglia il ginocchio che ha bisogno di stabilità è chiamato a compensare aumentando la sua mobilità, abbiamo visto però che il ginocchio ha bisogno di stabilità ed ecco spiegato il perché a lungo andare il ginocchio cede.  Questo vale per ogni articolazione.
                Il processo è semplice. Perde la mobilità la caviglia si manifesta il dolore al ginocchio. Perde la mobilità l’anca si manifesta il dolore alla bassa schiena. Perde la mobilità il torace si manifesta il dolore al collo ed alle spalle e/o bassa schiena.
                Gli esempi più semplici che mi capitano sono purtroppo molto comuni tra i praticanti attività sportiva, sia per chi cerca la performance sia per chi lo fa per lo star bene. Il più frequente è quello che riguarda la comunità dei runner (mondo più vicino alle mie conoscenze), appena si inizia a correre, superata la prima fase di fatica, si inizia a stare meglio ed a sentirsi forti. Entro 4/5 mesi si corre la prima 10km, 7/8 mesi la prima 21km, al massimo un anno la prima maratona. Dopo di che iniziano i problemi, la maggior parte di loro accusa il dolore al ginocchio ed inizia il calvario. Cambio di scarpe prendendole sempre più alte e protettive, di fatto aggravando la situazione (in un altro post spiegherò perché si corre con scarpe con differenziale basso, i più attenti lo capiranno da soli alla fine di questo post), poi fisioterapista, ortopedico, medicinali, consiglio degli amici, riviste specializzate, tutti che si concentrano sull’articolazione che duole, a nessuno viene in mente di verificare la mobilità della caviglia, dopo un periodo di tregua appena si torna a correre si ricade nella stessa trafila. Molti rinunciano a correre, altri si procurano un danno alle cartilagini. Sarebbe invece più facile fermare la persona e fare un esame funzionale per verificare qual’è il suo problema, sicuramente il problema non è il ginocchio ma la mobilità della caviglia. Lo stesso esempio potrei farlo con tutte le altre articolazioni, ormai ho verificato che questo processo è comune a tutti, di recente ho risolto diversi problemi in questa direzione. Un mio cliente mi ha detto, al nostro primo incontro, che soffriva del solito mal di schiena e che aveva provato di tutto senza risultati, come ho detto prima si sono tutti concentrati a curare la schiena e nessuno aveva notato che aveva le anche completamente bloccate, sbloccate le anche in 4/5 allenamenti ora non soffre più di mal di schiena, un’altra cliente mi ha detto di avere “le anche che schioccano, le rotule instabili e la spalla che schiocca” era in terapia presso un noto osteopata (non correva più, perché sconsigliato dallo stesso) che si concentrava di volta in volta sull’articolazione che doleva e vai alla prossima, seguendo la metodica su descritta ho agito sulle articolazioni collegate e dopo un mese non “schioccano più” ed ora ha ripreso a correre dopo mesi di inattività. Un’altra cliente mi ha detto, al nostro primo incontro, che aveva un problema al ginocchio ed aveva paura a fare ginnastica per non soffrire, come immaginavo aveva la caviglia completamente immobile, dopo averlo fatto notare si è fidata ed ora si allena senza nessun problema.
                Detto questo dobbiamo riportare l’attenzione sulla metodica di allenamento, tutti si concentrano da subito sui carichi di lavoro. I principianti che si rivolgono alle palestre hanno da subito una scheda con esercizi da svolgere con una progressione più o meno importante, chi fa sport con scopi di performance si concentra sui carichi di lavoro, tipo i runner, oggi faccio le ripetute, domani un progressivo, poi un’uscita di scarico, domenica il lungo. Questa metodica per me è deficitaria da un punto di vista della longevità sportiva, è come edificare un palazzo iniziando dall’ultimo piano. Lascio a voi capire cosa potrà succedere da li a pochi mesi. Di recente avevo avvisato un amico che ritornava a correre dopo anni di inattività (prima di fermarsi era un ottimo runner) che stava sbagliando a concentrarsi sui carichi e che stava andando incontro ad un infortunio, purtroppo avevo ragione, non sono un tirapiedi, ma a volte basta osservare con l’occhio del bravo personal trainer per anticipare l’inevitabile.
                La giusta progressione degli allenamenti deve tenere conto di quello che ho su descritto, prima la mobilità poi la stabilità poi i carichi. Questa è la metodica giusta per prevenire gli infortuni a qualsiasi livello sia per chi vuole raggiungere obiettivi di performance sia per chi lo fa per lo star bene. In ogni allenamento bisogna seguire questa metodica.
                Ricapitolando, per prima cosa bisogna fare delle prove funzionali del proprio movimento, individuare eventuali deficit articolari. Capire se il deficit è un problema di stabilità o mobilità e di conseguenza intervenire allungando la muscolatura che controlla l’articolazione deficitaria, aumentare la sua mobilità, stabilizzare l’articolazione collegata e solo dopo iniziare a parlare dei carichi di lavoro. Se non si fa così qualsiasi allenamento è a rischio infortunio, purtroppo poi siete costretti ad entrare nel ciclo vizioso che su ho descritto. Pertanto se avete un’infortunio che vi capita di frequente o un’infortunio in corso, cercate di usare la metodica da me descritta e vedrete che sicuramente riuscirete a sconfiggere il problema definitivamente. Spero di essere stato chiaro ed aver contribuito alla vostra futura guarigione.

Vito Nacci  
Personal Trainer