Ogni giorno
mi capita di sentire qualcuno che ha dolori alle articolazioni, in particolar
modo ginocchio, bassa schiena, spalla, collo. Vorrei dare il mio parere e
magari un contributo sull’argomento. Sono sicuro che qualcuno obietterà che non
sono un fisioterapista o un ortopedico e non ho le competenze in merito.
Giusto, infatti non mi permetterei mai di dare consigli su come guarire da un
infortunio. Il mio intendo è quello di spiegare quale metodo di lavoro bisogna
seguire per evitare di conoscere i professionisti su citati. Prevenire gli
infortuni, questo è una mia competenza, non sarei un bravo personal trainer se
non facessi questo.
L’approccio
agli allenamenti deve tenere conto delle funzioni delle nostre articolazioni e
aiutarle a lavorare sempre meglio per evitare che subiscano traumi e logorio
precoce. Prima di tutto dobbiamo individuare e capire quali sono le funzioni
delle stesse. Se ne sentono di tutti i colori in materia. “Fai così” o “fai
questo”,” senti a me”, etc. cercherò di sintetizzare più che posso per farmi
capire meglio. Partirei da un semplice schema su come deve agire un’articolazione
per poi entrare nel merito.
ARTICOLAZIONE
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NECESSITA’ PRIMARIA
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CAVIGLIA
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MOBILITA’ (sagittale)
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GINOCCHIO
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STABILITA’
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ANCHE
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MOBILITA’ (multi-planare)
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SPINA LOMBARE
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STABILITA’
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SPINA TORACICA
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MOBILITA’
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SCAPOLE
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STABILITA’
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GLENO-OMERALE
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MOBILITA’
|
Come
possiamo leggere sulla tabella qui sopra ogni articolazione ha una sua
necessità primaria. Dalla mia esperienza quando si ha un dolore o un infortunio
ad una articolazione è perché quell’articolazione ha perso la sua necessità
primaria. Per risolvere un problema ad un’ articolazione bisogna verificare che
l’articolazione collegata abbia ancora la sua caratteristica. Mi spiego meglio,
se un ginocchio fa male quasi sempre il problema è che si è persa la mobilità
della caviglia. Una volta persa la mobilità della caviglia il ginocchio che ha
bisogno di stabilità è chiamato a compensare aumentando la sua mobilità,
abbiamo visto però che il ginocchio ha bisogno di stabilità ed ecco spiegato il
perché a lungo andare il ginocchio cede. Questo vale per ogni articolazione.
Il
processo è semplice. Perde la mobilità la caviglia si manifesta il dolore al
ginocchio. Perde la mobilità l’anca si manifesta il dolore alla bassa schiena.
Perde la mobilità il torace si manifesta il dolore al collo ed alle spalle e/o
bassa schiena.
Gli esempi
più semplici che mi capitano sono purtroppo molto comuni tra i praticanti
attività sportiva, sia per chi cerca la performance sia per chi lo fa per lo
star bene. Il più frequente è quello che riguarda la comunità dei runner (mondo
più vicino alle mie conoscenze), appena si inizia a correre, superata la prima
fase di fatica, si inizia a stare meglio ed a sentirsi forti. Entro 4/5 mesi si
corre la prima 10km, 7/8 mesi la prima 21km, al massimo un anno la prima
maratona. Dopo di che iniziano i problemi, la maggior parte di loro accusa il
dolore al ginocchio ed inizia il calvario. Cambio di scarpe prendendole sempre
più alte e protettive, di fatto aggravando la situazione (in un altro post spiegherò perché si corre con scarpe con differenziale basso, i più attenti lo
capiranno da soli alla fine di questo post), poi fisioterapista, ortopedico,
medicinali, consiglio degli amici, riviste specializzate, tutti che si
concentrano sull’articolazione che duole, a nessuno viene in mente di verificare la
mobilità della caviglia, dopo un periodo di tregua appena si torna a correre si
ricade nella stessa trafila. Molti rinunciano a correre, altri si procurano un
danno alle cartilagini. Sarebbe invece più facile fermare la persona e fare un
esame funzionale per verificare qual’è il suo problema, sicuramente il problema
non è il ginocchio ma la mobilità della caviglia. Lo stesso esempio potrei
farlo con tutte le altre articolazioni, ormai ho verificato che questo processo
è comune a tutti, di recente ho risolto diversi problemi in questa direzione.
Un mio cliente mi ha detto, al nostro primo incontro, che soffriva del solito
mal di schiena e che aveva provato di tutto senza risultati, come ho detto
prima si sono tutti concentrati a curare la schiena e nessuno aveva notato che
aveva le anche completamente bloccate, sbloccate le anche in 4/5 allenamenti
ora non soffre più di mal di schiena, un’altra cliente mi ha detto di avere “le
anche che schioccano, le rotule instabili e la spalla che schiocca” era in
terapia presso un noto osteopata (non correva più, perché sconsigliato dallo
stesso) che si concentrava di volta in volta sull’articolazione che doleva e vai alla
prossima, seguendo la metodica su descritta ho agito sulle articolazioni
collegate e dopo un mese non “schioccano più” ed ora ha ripreso a correre dopo
mesi di inattività. Un’altra cliente mi ha detto, al nostro primo incontro, che
aveva un problema al ginocchio ed aveva paura a fare ginnastica per non
soffrire, come immaginavo aveva la caviglia completamente immobile, dopo averlo
fatto notare si è fidata ed ora si allena senza nessun problema.
Detto
questo dobbiamo riportare l’attenzione sulla metodica di allenamento, tutti si
concentrano da subito sui carichi di lavoro. I principianti che si rivolgono
alle palestre hanno da subito una scheda con esercizi da svolgere con una
progressione più o meno importante, chi fa sport con scopi di performance si
concentra sui carichi di lavoro, tipo i runner, oggi faccio le ripetute, domani
un progressivo, poi un’uscita di scarico, domenica il lungo. Questa metodica
per me è deficitaria da un punto di vista della longevità sportiva, è come
edificare un palazzo iniziando dall’ultimo piano. Lascio a voi capire cosa potrà
succedere da li a pochi mesi. Di recente avevo avvisato un amico che ritornava
a correre dopo anni di inattività (prima di fermarsi era un ottimo runner) che
stava sbagliando a concentrarsi sui carichi e che stava andando incontro ad un
infortunio, purtroppo avevo ragione, non sono un tirapiedi, ma a volte basta
osservare con l’occhio del bravo personal trainer per anticipare l’inevitabile.
La
giusta progressione degli allenamenti deve tenere conto di quello che ho su
descritto, prima la mobilità poi la
stabilità poi i carichi. Questa è la metodica giusta per prevenire gli
infortuni a qualsiasi livello sia per chi vuole raggiungere obiettivi di
performance sia per chi lo fa per lo star bene. In ogni allenamento bisogna
seguire questa metodica.
Ricapitolando,
per prima cosa bisogna fare delle prove funzionali del proprio movimento,
individuare eventuali deficit articolari. Capire se il deficit è un problema di
stabilità o mobilità e di conseguenza intervenire allungando la muscolatura che
controlla l’articolazione deficitaria, aumentare la sua mobilità, stabilizzare
l’articolazione collegata e solo dopo iniziare a parlare dei carichi di lavoro.
Se non si fa così qualsiasi allenamento è a rischio infortunio, purtroppo poi
siete costretti ad entrare nel ciclo vizioso che su ho descritto. Pertanto se
avete un’infortunio che vi capita di frequente o un’infortunio in corso, cercate
di usare la metodica da me descritta e vedrete che sicuramente riuscirete a
sconfiggere il problema definitivamente. Spero di essere stato chiaro ed aver
contribuito alla vostra futura guarigione.
Vito Nacci
Personal Trainer